Parliamo sempre di prodotti biodegradabili e compostabili, ma sappiamo cosa è un prodotto non biodegradabile?
Proviamo a comprendere meglio cosa sono i rifiuti non biodegradabili.
Magari anche con un po’ di storia, che aiuta sempre a comprendere le origini dei problemi.
Ecco di cosa parleremo in questo breve articolo:
- definizione di non biodegradabile
- storia dei rifiuti non biodegradabili
- problemi
- effetti
- soluzioni.
Definizione
I rifiuti che non possono essere decomposti o degradati dal processo biologico sono noti come “rifiuti non biodegradabili”.
La maggior parte di essi include rifiuti inorganici non biodegradabili.
Vediamo più in dettaglio questi due termini.
Cosa significa inorganico? Si definisce inorganico tutto ciò che non è dotato di capacità vitali, cioè che non nasce, non si nutre, non cresce, non si riproduce e soprattutto non muore.
Cosa significa non biodegradabile? Un materiale non biodegradabile può essere definito come un tipo di materiale che non può essere scomposto dagli organismi naturali e che, di conseguenza, funge da fonte di inquinamento.
Storia
La prima discarica municipale pianificata si fa risalire al 3000 a.C a Cnosso, sull’isola di Creta.
E come era realizzata? Si trattava di grandi fosse o buche scavate al di fuori del centro abitato, in cui venivano gettati i rifiuti. Successivamente, queste fosse venivano ricoperte di terra.
Insomma, il principio è sempre stato un po’ occhio non vede cuore non duole.
Ma il problema dei rifiuti è stato minimo fino all'industrializzazione della civiltà. Perché? Perché i rifiuti erano per lo più organici, quindi potevano decomporsi o degradarsi naturalmente.
Successivamente, principalmente a causa dell'industrializzazione, dell'urbanizzazione e dello sviluppo della società, la quantità di rifiuti è aumentata molto rapidamente.
E la tipologia è cambiata. Si è gradualmente arrivati alla riduzione della percentuale dei rifiuti organici. E di conseguenza all'aumento del rifiuto non biodegradabile.
Secondo il rapporto rifiuti urbani del 2020 dell’Ispra la percentuale di rifiuti organici nella raccolta differenziata è pari poco meno del 40%.
A prima vista può sembrare un aspetto positivo, perché si tratta comunque della frazione principale. Ma il problema sono le percentuali delle altre tipologie di rifiuti, anche se inferiori.
Problemi
A differenza dei rifiuti biodegradabili, il rifiuto non biodegradabile non può essere gestito facilmente.
Perché? Perché i rifiuti non biodegradabili sono quelli che non possono essere decomposti o degradati dagli agenti naturali. Rimangono sulla terra per migliaia di anni senza subire alcun processo di degrado o decomposizione.
Pertanto, la minaccia da loro causata è anche più pericolosa.
Vediamo più in dettaglio le ragioni della loro pericolosità.
Un esempio classico può essere una plastica che viene solitamente utilizzata in quasi tutti i settori. Per darle un risultato duraturo, vengono utilizzate plastiche di migliore qualità. Ma la migliore qualità prevede in genere una maggiore resistenza alla temperatura e questo comporta una maggiore durata anche dopo l'uso.
E quindi la realizzazione di un prodotto non biodegradabile.
Altri casi sono lattine, metalli e prodotti chimici per usi agricoli e industriali. Sono le principali cause dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo e di malattie come il cancro. Si potrebbe dire che l’alluminio della lattina può venire riciclato pressoché all’infinito, ma avete mai letto come viene prodotto? Con un tale dispendio energetico, meno male che si può riciclare all’infinito…
Effetti
Le quantità di rifiuti sono comunemente cresciute in tutti i paesi del mondo.
Ogni anno vengono prodotti miliardi di tonnellate di rifiuti. Questi rifiuti sono il risultato di attività nelle nostre case, aziende e industrie e lo smaltimento delle enormi quantità di questi rifiuti è un problema ambientale comune.
Agricoltura, rifiuti solidi urbani e industriali e depositi di biomassa sono fonti d'inquinamento su larga scala sia della terra che dell'acqua. La produzione di rifiuti provoca danni materiali ed energetici e un aumento dei costi ambientali per la società a causa della loro raccolta, trattamento e smaltimento.
Le conseguenze negative delle discariche e dell'incenerimento sono significative a causa delle loro emissioni di gas serra (come metano, anidride carbonica) e del movimento transfrontaliero di microinquinanti organici (come diossine e furani) e metalli pesanti volatili.
I Paesi più “sviluppati”, appena si sono resi conto della portata delle conseguenze del problema dell’inquinamento da rifiuti inorganici (potenziale fonte di malattie e infezioni) hanno rapidamente trovato una soluzione.
Scaricano i loro rifiuti il più lontano possibile, per esempio nei Paesi in via di sviluppo…
Soluzioni
La soluzione del problema del rifiuto non biodegradabile non è semplice.
Di certo non è quella di trasferirlo in altri Paesi.
Poiché i rifiuti non biodegradabili non sono affatto ecologici, devono essere sostituiti.
Come parte della ricerca di soluzioni, gli scienziati hanno portato avanti molte idee innovative per la ricerca di alternative come la plastica compostabile, ecc. Hanno combinato alcuni materiali biodegradabili con la plastica e li hanno resi facilmente e rapidamente degradabili. Ma questa è una procedura piuttosto costosa.
Una prima soluzione alla portata di tutti sarebbe quella di responsabilizzarci, riflettendo sull’effettiva necessità di acquistare un prodotto. Se è proprio necessario si può passare allo step successivo, il confronto per scegliere quello che comporterà un minore inquinamento per il pianeta. Ovvero la scelta tra un prodotto non biodegradabile e uno compostabile, se esiste.
I rifiuti non biodegradabili che possono essere riciclati e riutilizzati sono detti “rifiuti riciclabili” e quelli che non possono essere riutilizzati sono detti “rifiuti non riciclabili”.
La società umana sostiene sé stessa trasformando la natura in immondizia
Mason Cooley